La zucca è protagonista indiscusso di zuppe e minestre ma con il miglio è un classico. In questa ricetta ho voluto rompere la tradizione a favore dell'innovazione, mantenendo la base storica "miglio&zucca", aggiungendo altri ingredienti per esaltare i primi.
Per 4 persone
200 g di miglio
2 tazze di zucca cotta
1 fascio di ortica
16 olive
2 pugni di pinoli
1/2 cucchiaino di curry
brodo vegetale (opzionale)
peperoncino
sale
aglio
olio
In una padella mettere olio, aglio, curry, peperoncino, pinoli, zucca e le foglie di ortica. Fare rosolare fino a quando l'ortica non sarà cotta e il tutto insaporito. Aggiungere dell'acqua o del brodo vegetale e versare il miglio prima lavato sotto l'acqua fredda. La cottura sarà come preparare un risotto quindi il liquido andrà aggiunto mano a mano e il tempo di cottura si allungherà rispetto a quello descritto nella confezione. Cotto il miglio spegnere, aggiungere le olive snocciolate e lasciar riposare per qualche minuto prima di impiattare.
Sapete che a Milano, nella periferia nord orientale, c'è un posto vicino via Lepanto dove insistono le case ad igloo o anche dette case a zucca, e la casa a fungo risalenti al 1946, dell'ingegnere Mario Cavallè (pensavate fosse un architetto, vero?)
Non c'è che dire, davvero stravaganti abitazioni costruite, dopo che l'avvocato Mario Cerati, redattore de IL Secolo, diffondeva un editoriale di forte impatto sul tema degli alloggi e delle case popolari, nel quale sosteneva che se molto era stato fatto a vantaggio delle classi operaie, niente era stato invece fatto a vantaggio della piccola e media borghesia.
Così nacque il Villaggio dei Giornalisti, fatto da case circolari di diametro di 7,5 metri e altezza di poco superiore ai tre metri, con un’estensione di 45 mq. Piano aggiuntivo interrato e giardinetto circostante. Rotondità in contrasto con le linee verticali dei palazzi, che lì svettano oltre i 4 piani.
Non discuto, era il dopoguerra e si sa, l'Italia viveva un periodo sicuramente duro, ma si preparava di qui a poco, al boom economico degli anni sessanta quindi la sperimentazione, la voglia del "nuovo a tutti i costi" è giustificata (forse), oggi è inaccettabile.
Il termine - inventare - viene da in e venire e significa "scoprire cercando"e, proprio l'architettura come arte del costruire non può più creare dal nulla, ma deve inventare, cercando nella tradizione le soluzioni ai problemi odierni, contestualizzandoli con il giudizio critico. E' decisamente più difficile.
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